giovedì 11 dicembre 2014

Mafia Capitale, Casapound alla volta del Campidoglio:"Marino dimettiti"



"Marino dimettiti: elezioni subito". E il Campidoglio è sotto assedio. Dritti per la loro strada, quelli di Casapound, armati di bandiere, striscioni con frasi eloquenti, e slogan, puntano il Campidoglio al grido di "noi la mafia non la vogliamo", dopo la bufera dell'inchiesta Mondo di Mezzo. Infiamma, dunque, la protesta a pochi metri dalle stanze dorate del comune di Roma dove i militanti del gruppo di estrema destra chiedono le dimissioni del sindaco, Ignazio Marino e che si torni alle urne.

"Il sindaco ce la sta mettendo tutta per tirarsi fuori da ogni responsabilità, ma l'immagine di Roma che esce dall'inchiesta 'Mondo di mezzo' è devastante e non lo lascia certo indenne - spiega Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound Italia -. Un assessore e il presidente del Consiglio Comunale indagati non consentono a Marino di rivendicare, come pure ha fatto, la trasparenza della sua amministrazione e la sua estraneità a un sistema criminale che faceva affari sotto il suo naso. E il Pd non ha fatto meglio di lui: fino a ieri era pronto a scaricarlo, oggi lo difende a spada tratta terrorizzato dal pericolo del ritorno alle urne. Dall'indagine è emersa una 'mafia trasversale' che ha avvelenato la città: abbiamo visto le mani di alcuni del Pd, esattamente come quelle di alcuni del Pdl, posarsi avide sul business dell'accoglienza, abbiamo sentito raccontare dell'ex vice capo di gabinetto di Veltroni che prendeva 'uno stipendio' dalla 'cosca'. Al di là delle responsabilità penali specifiche, di fronte a un sistema criminale che agisce indisturbato all'interno delle istituzioni, le dimissioni sarebbero il 'minimo sindacale' per un primo cittadino che si rispetti".

"Il comune va sciolto - conclude Davide, fratello di Simone di Stefano - e si deve andare ad elezioni, è una situazione vergognosa dove è emerso questo sistema, questo malaffare che riguarda in particolare i centri d’accoglienza e i campi rom. È una situazione a delinquere bipartisan, una mafia trasversale. Noi siamo qui per dimostrare che su 100 indagati zero sono di Casapound”.



Mafia Capitale, Di Battista bacchetta Napolitano:"Il Presidente della Repubblica da degli eversori a milioni di italiani".



Basta una dichiarazione del capo dello Stato che scoppia l'inferno. Come quella che Napolitano ha rilasciato ieri a margine del discorso all'Accademia dei Lincei:"La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purchè non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere, è degenerata in anti-politica, cioè in patologia eversiva". Insomma, un vero e proprio siluro, quello di Napolitano, sganciato contro il Movimento Cinque Stelle. Ma di Battista, dal suo profilo Facebook, lo evita e passa al contrattacco, tracciando una sorta di biografia del capo dello Stato, "tanto per ricordare agli italiani - scrive di Battista su Facebook -, chi è Napolitano". E comincia: "Napolitano ha compiuto le seguente azioni e si permette di dire - con la mafia che si mangia Roma – che 'la critica alla politica è degenerata in patologia eversiva'".

"Sta dicendo - scrive ancora -  a tutti gli italiani che provano disgusto, vomito, rabbia nei confronti dei politici-ladri che rubano i nostri soldi, che fanno accordi con la camorra per sotterrare rifiuti tossici e che inciuciano con la mafia per spartirsi appalti che SONO EVERSORI. Il Presidente della Repubblica dà degli EVERSORI a milioni di Italiani. Ricordiamo, ancora una volta, chi è Napolitano:
1. "Giorgio Napolitano è entrato in Parlamento l’anno della morte di Stalin. Era il 1953 e i suoi 61 anni di politica sono costati al contribuente italiano oltre 16 milioni di euro tra stipendi e rimborsi vari".
2. "Nel 1956, quando i carri armati sovietici massacravano gli studenti a Budapest dichiarava che l’URSS stava portando la pace in Ungheria".

3. "Nel 1981 definì le parole di Berlinguer sulla questione morale (“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali”) “vuote invettive”".

4. "Nel 1993, quando la Guardia di Finanza si presentò alla Camera per richiedere gli originali dei bilanci dei partiti (in epoca tangentopoli) il Segretario generale della Camera, su ordine dell’allora Presidente Napolitano, oppose ai finanziari l’immunità di sede, ovvero il divieto per le forze dell’ordine di entrare a Montecitorio".

5. "Durante il processo sulle tangenti ENIMONT Craxi, dichiarò all’allora PM Di Pietro che “non è credibile che il Presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri del PCI e aveva rapporti con tutta la nomenklatura comunista dell’Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico (di finanziamento irregolare) che avveniva sotto di lui”".

6. "Mentre è Ministro degli Interni viene criticato per non aver fatto sorvegliare Licio Gelli, boss della P2, condannato, tra l’altro, per depistaggio sulla Strage di Bologna e bancarotta fraudolenta (Banco Ambrosiano), che riesce a fuggire all’estero".

7. "Il Ministro degli Interni Napolitano, con la legge Turco-Napolitano, istituisce i CPT, i Centri di Permanenza Temporanea, vere e proprie prigioni per clandestini in mano alle solite cooperative degli amici degli amici".

8. "Era Ministro degli interni quando venne posto il segreto di stato sulle confessioni del camorrista Schiavone che già nel 1997 aveva raccontato il dramma della Terra dei Fuochi".

9. "Da Presidente della Repubblica firma senza batter ciglio (pur potendo esercitare il potere di rinvio presidenziale) due leggi-porcate berlusconiane: Lodo Alfano e Legittimo Impedimento. Entrambe le leggi vengono poi dichiarate incostituzionali dalla Corte".

10. "Nel 2012 concede la grazia al colonnello USA Joseph L. Romano condannato, assieme ad altri 22 agenti della CIA, per il rapimento ed il sequestro sul territorio italiano dell’Imam di Milano Abu Omar".

11. "Ha mantenuto una condotta poco trasparente riguardo al processo sulla Trattativa Stato-Mafia. Ha sollevato il Conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo, in merito ad alcune intercettazioni telefoniche indirette riguardanti lo stesso Capo dello Stato. Intercettazioni che poi sono state distrutte. Inoltre non ha espresso alcuna solidarietà al PM Di Matteo quando quest’ultimo ha ricevuto una vera e propria condanna a morte dal boss Totò Riina".
Infine, sulla trattativa stato mafia, l'ultimo punto di Di Battista:" Non si è presentato spontaneamente ai giudici di Palermo che lo volevano interrogare nell’ambito del processo sulla Trattativa. Sarà costretto solo dalla decisione della Corte di Assise di Palermo". "Noi non dimentichiamo Presidente - conclude -, noi non stiamo zitti perché il silenzio è mafia".


Corruzione, Renzi su Twitter:" regole ferree contro corruzione". Salvini :" Chiacchierone".



"Su 50mila carcerati, solo 257 per corruzione. Non è serio. Non basta lo sdegno: regole più dure, domani, in consiglio dei Ministri". Parola del Premier, Matteo Renzi, che questa mattina lancia su Twitter un "buongiorno a tutti", condito con una feroce dichiarazione di guerra ai corrotti e agli scandali.

"Il mattino ha l'oro in bocca", qualcuno dice, ma per l'astro nascente della Lega,  Matteo Salvini, non è così: passa qualche ora dal tweet del premier, che promette battaglia al malaffare con regole più dure in consiglio dei Ministri, ma il "Salvini desnudo" replica duramente su Facebook, scimmiottando le dichiarazioni di Renzi, bollandolo come un "chiacchierone".

"Renzi twitta - scrive Salvini su Facebook -: su 50mila carcerati, solo 257 per corruzione. Non è serio. CHIACCHIERONE. Su 50 mila carcerati, quasi la metà sono immigrati. Non è serio. Gli immigrati in galera sono mantenuti dagli italiani. Non è serio. Il Governo ha depenalizzato il furto e la truffa. Non è serio. Il Governo vuole chiudere 250 postazioni di Polizia. Non è serio". E conclude così:"Renzi va oggi in Turchia, che lui vorrebbe in Europa. Non è serio". Ma manca il vero finale. E quello lo aggiungiamo noi: Siamo già in campagna elettorale? Non è serio.











mercoledì 10 dicembre 2014

Mafia de' noantri, il rosso al nero:" Grillo ha distrutto il PD. Non ci siamo più noi".



La cupola romana aveva una spina nel fianco: il Movimento 5 Stelle. Siamo nel 2013 quando, in una intercettazione, il re delle coop rosse, Salvatore Buzzi, si lascia sfuggire una confidenza di troppo a Massimino il Fenomeno:"Il problema è che non ci stiamo più noi perchè Grillo è riuscito a distruggere il PD". Una preoccupazione, quella di Buzzi, più che fondata visto che all'epoca il Movimento cinque Stelle aveva raggiunto risultati politici eclatanti nella capitale. 

A diffondere la notizia è stato Il Fatto Quotidiano poche ore fa (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/10/mafia-capitale-sfogo-carminati-non-ci-stiamo-grillo-distrutto-pd/1261397/) e al centro del discorso tra i due, l'ultima nomina alla municipalizzata romana Ama SpA, quella di Giovanni Friscon:" Un uomo nostro" definito da Buzzi intercettato dal Ros dei Carabinieri, che esprime piena soddisfazione al suo collaboratore, Carlo Maria Guarany. "Lui sarà il numero uno: il nostro Friscon farà il direttore generale di Ama al posto di commini......", dice soddisfatto al telefono il re delle coop.
















martedì 9 dicembre 2014

Scala, scontri all'ombra del Fidelio:" Danno di immagine al paese". Il monito (burla) del ministro Francechini mentre a Roma "politici e sgherri se so magnati tutto"



Un titolo lungo, il nostro. Ma era inevitabile, visto che ai blog non è concesso un occhiello (quello che nel linguaggio giornalistico evidenzia la riga che sta sopra al titolo) o un sommario. Era necessario per evidenziare l'eclatante "calembour" del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.

Mentre a Roma sgherri, fenomeni, padreterni in terra (qualcuno ci si sente), politica e mafia (ne rossa, ne nera o rosso-nera. Ma solo mafia) "se so magnati tutto e tutti" a suon di appalti e pallottole, il simpatico Franceschini si acchitta, va alla Scala e dice:"La scala è una eccellenza. Tutto il mondo guarda cosa avviene qui e le manifestazioni fuori rischiano di creare un danno di immagine al paese". Poi i timori sull'Expo:" Centinaia di migliaia di persone stanno decidendo se venire durante l'Expo e agli appuntamenti della Scala di questi mesi. Si rischia un danno di immagine e anche economico".

Simpatico davvero.

lunedì 8 dicembre 2014

Mafia de' Noantri, la poesia di Gigi Proietti:"Convie’ mette le sbarre ar Campidojio"!



Così il mitico Gigi Proietti sulla prima pagina del Fatto, qualche giorno fa:

"Dice er procuratore soddisfatto:

"Vedrete che je leveremo er vizzio.
Per adesso er primo passo è fatto
e questo non è artro che l’inizio
"


Oddio me sembra de diventà matto,
pure Roma mo sta ner precipizio.
Nun se tratta de quarche mentecatto
qui tutti, o quasi, hanno d’annà a giudizio.

E aumenteranno da mattina a sera,
sarà proprio così: "Ndo' cojo cojo"

Io propongo de fa’ in questa maniera:
"Se l’inchiesta va liscia come l’ojo
invece de portà tutti in galera
convie’ mette le sbarre ar Campidojio!
"" 


Gigi Proietti

Mafia Capitale, la cupola di "Massimino il Fenomeno" inguaia un uomo della Kyenge: indagato



La Mafia de' noantri si arricchisce di un nuovo capitolo. E nella rete della cupola targata "Massimino il Fenomeno" sembrerebbe esserci finito anche un collaboratore dell'ex ministro Cécile Kyenge. Una banda, quella capeggiata dall'ex Nar e dall'imprenditore Salvatore Buzzi, le cui strategie d'infiltrazioni sembrano non avere avuto confini.

Oltre al Campidoglio, infatti, i re di Roma sarebbero riusciti ad arrivare anche ai piani alti della politica che conta, riuscendo ad avvicinare anche un collaboratore dell'ex ministro dell'Integrazione, con la ferma intenzione di entrare nel centro di accoglienza di Mineo, in Sicilia. Ed ora il dirigente della presidenza del consiglio è finito nelle maglie della giustizia.

Mafia Capitale, Di Maio:" Vergogna, siamo sui giornali di tutto il mondo". E ricorda:"Tutti collusi, tranne M5S"



Era inevitabile. Uno scandalo di questa portata non poteva non passare inosservato per troppo tempo. E per l'ennesima volta lo stivale si riempie di letame. Perchè non è solo Roma, o solo un mafioso o un sicario ad essere al centro della cronaca nera e giudiziaria delle ultime settimane, ma anche politici, faccendieri, finanzieri. Tutti al servizio di Massimino il Fenomeno. O viceversa. Ed è chiaro che una vicenda del genere, accaduta proprio nella Capitale, faccia gola alla stampa di tutto il mondo. Ci vanno a nozze. E comincia lo stillicidio, a partire dal Washington Post che titola:" For Rome's mafia, more refugees means mor money". Ovvero: "Per la mafia romana (o il mafioso romano, considerato che la foto utilizzata ritrae Buzzi durante la sua fatidica telefonata), più rifugiati, vuol dire più soldi". 

Ed ecco che il primo commento arriva dal vice presidente alla Camera, Luigi Di Maio, che indignato sbotta su Facebook:"Tutti gli italiani sono sui giornali di tutto il mondo per uno scandalo prodotto dai soliti individui senza scrupoli affiliati ad un clan (#mafiacapitale) o ad una forza politica (Pd, Pdl, Fdi, Rc, etc)". Ma Di Maio, orgoglioso, ricorda anche che "in questa inchiesta compaiono tutti, tranne il Movimento 5 Stelle. La rabbia più grande - prosegue - è che una nazione come la nostra sia finita ancora negativamente alla ribalta mondiale a causa della peggior classe politica del globo. Pochi inetti capaci solo di trasformare in business la fiducia che ricevono dai cittadini". 


"Non è un caso - osserva Di Maio - che i cittadini non si recano più alle urne. Di fronte a questi scandali non vogliono più essere complici, collusi, i partiti li hanno truffati troppo spesso: il giorno prima delle elezioni millantano 'il cambiamento', il giorno dopo di nuovo in affari con #mafiacapitale. Fanno paura. Ormai c'è da aver paura di ogni espressione che utilizzano, perché è lì che si nasconde qualche fregatura. Anche il dialogo, come dimostrano i fatti di Roma, è in realtà associazione per delinquere. Diffidiamo dalla parola dialogo in politica"!

Infine, la bordata al "sindaco, eterno inconsapevole: in questo momento è la persona perfetta per nascondere questo terremoto politico. L'eterno inconsapevole che ha il compito di proteggere il fortino dall'assalto dei cittadini onesti. Ma per quanto il Pd potrà continuare a negare l'evidenza?  Spero davvero che il Prefetto gli rovini la festa. Che sciolga il comune per Mafia. Altrimenti saranno i romani onesti a farlo. E non ci saranno scorte che tengano..."

domenica 7 dicembre 2014

Eternit: dopo la "prescrizione vergogna", il Governo "ammorbidisce" le norme sui reati ambientali




"Nei reati per i quali è prevista la pena della reclusione (...) non superiore nel massimo a cinque anni, (...) la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta o per l'esiguità del danno o del pericolo, l'offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale".  All'oblìo non c'è mai fine. E il virgolettato di cui sopra, altro non è che la summa dell'articolo 1 (comma 2) del decreto legislativo approvato qualche giorno fa dal Governo che depenalizza i pochi reati ambientali contenuti nel codice penale. Una vera e propria revolverata finale alle vittime di Eternit già illuse, prima, e annientate, poi, da una sentenza che ha salvato, poche settimane fa, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny - capo della multinazionale che per anni ha disseminato amianto e morti nella zona di Casale Monferrato - dalla galera. 

2000 vittime pendono sul capo di quest'uomo - così ha formulato l'accusa -. E tutti, o quasi, sono stati devastati dal mesotelioma pleurico, cancro terribile che ha aggredito non solo i lavoratori della multinazionale, ma anche molti cittadini che hanno avuto la sfortuna di abitare nei pressi dei vari siti dove la Eternit operava. E dopo il danno, anche la beffa: servono, ora, 100 milioni di euro per bonificare la zona "e almeno 60, entro un paio di anni - aveva detto a Renzi nei giorni scorsi Titti Palazzetti, sindaco di Casale Monferrato - per continuare. E 100 per completarla".


Tornando al "decreto vergogna" dell'ultim'ora, le norme contenute e approvate nei giorni scorsi, nemmeno dovranno passare per il sì del Parlamento, visto che si tratta dell'attuazione di una legge delega. Le norme normalizzano - parola grossa - i vincoli penali che vanno dall'abuso edilizio, all'avvelenamento del suolo; dagli scarichi industriali non autorizzati, all'incendio di rifiuti. E tutto questo, mentre l'Europa chiede di inasprire le normative del codice penale in materia ambientale. 
 Benvenuti nell'Italia del cambiamento. Benvenuti nel paese che l'a stessa Europa bolla come come la patria dei crimini ambientali.  

sabato 6 dicembre 2014

Ancona, Al Bano e il giallo del cachet: Intermediario 69enne accusato per truffa



Una Ave Maria cantata in chiesa dal famoso cantante nel 2007, costata ben 28 mila euro ad una coppia di sposi di Osimo. Ma Al Bano Carrisi non aveva "chiesto ed ottenuto un centesimo. Era una iniziativa privata che mi aveva chiesto un amico e non ho preteso soldi". Il noto cantante lo ha riferito ai giudici della Corte di Appello di Ancona.

Citato come testimone in un processo per truffa, Al Bano Carrisi non ha esitato un attimo davanti ai giudici :" non ho preso un centesimo e non ho chiesto un centesimo". Imputato un intermediario, un 69enne, amico di famiglia,  che all'epoca dei fatti, nel 2007, avrebbe negoziato con la coppia di sposi un cachet da 28 mila euro per un matrimonio da favola, sulla scia delle note del famoso cantante. Ma l'arrivo di Albano ad Ancona non e' passato inosservato: il noto cantante, infatti, notato in città, si è intrattenuto con i suoi fans tra uno scatto, un autografo e qualche selfie. Poi la visita al sarto delle star, Belvederesi.

venerdì 5 dicembre 2014

Mafia de' noantri, due ex poliziotti ad Anno Uno:" Cupola e politica, o si mettono d'accordo o si sparano"



A rivelarlo ad Anno Uno, due ex poliziotti: Gaetano Pascale, ex della Squadra Mobile di Roma, che già nel 2003 aveva messo gli occhi sulla mafia di Ostia, 10 anni prima dell'inchiesta Nuova Alba. Ma qualcuno lo ha fermato. Stesso destino per Piero Fierro, ex agente di polizia. "Mafia e politica dividono lo stesso territorio - dice Fierro -. O si mettono d'accordo o si sparano. Voi avete mai visto un politico sparato a Roma? E a noi c'hanno fermato"

http://www.serviziopubblico.it/2014/12/quando-mafia-e-politica-dividono-lo-stesso-territorio//?cat_id=announo

Preside dice no al presepe, l'ira della lega:" Pazzesco"




Notizia dall'Ansa fresca fresca di giornata.
http://www.ansa.it/lombardia/notizie/2014/12/05/preside-vieta-presepe-a-scuola-a-bergamo_8788f07a-03aa-4abd-96ff-162a0e46806a.html


All'istituto De Amicis nel quartiere Celadina di Bergamo quest'anno non ci sarà alcun presepe. Il preside della scuola, Luciano Mastrorocco, ha vietato la realizzazione del presepe per non discriminare chi è fedele di religioni diversa da quella cattolica. All'istituto gli alunni non italiani sono il 30%, mentre in alcune classi si raggiunge il 50%. Un'insegnante nei giorni scorsi aveva chiesto di poter realizzare il presepe, ma il preside glielo ha impedito. "La scuola pubblica - ha dichiarato Mastrorocco al Corriere di Bergamo - è di tutti e non va creata alcuna occasione di discriminazione. In classe ognuno può portare contributo, ma accendere un focus cerimoniale e rituale può risultare soverchiante per qualcuno, che potrebbe subire ciò che non gli appartiene. Non sono l'anticristo, ma questo è l'orientamento che ho dato all'istituto da otto anni, quando sono arrivato qui. E' stato un modo per rispettare tutti". Non mancano le proteste dei genitori, che parlano di divieto assurdo: "E' giusto far crescere i figli secondo il nostro credo, poi da grandi saranno liberi se seguirlo oppure no".

Salvini: "Lo dono io"
Matteo Salvini andrà a Bergamo e porterà in dono un presepe alla scuola De Amicis. A renderlo noto è un comunicato della Lega che spiega che il segretario del Carroccio parteciperà alle 17 al presidio che si terrà domani davanti all'Istituto Scolastico De Amicis, in via delle Tofane 1 angolo via Pace a seguito del divieto del preside di allestire il Presepe. "In quest'occasione il segretario della Lega Nord porterà in dono un presepe alla scuola", sottolinea la nota. "Pazzesco. A Istituto De Amicis di Bergamo preside vieta il presepe. È questo modello di "scuola" che dovrebbe educare nostri figli?": così Matteo Salvini su twitter ha commentato la decisione del preside dell'istituto bergamasco di non allestire il presepe a scuola per non discriminare gli alunni non di fede cattolica.

Giovanardi,abrogheremo anche festa...
"Se in Italia dovessimo seguire le farneticanti motivazioni del preside dell'Istituto De Amicis di Bergamo, tese a proibire l'allestimento di un presepe a Natale nella scuola, dovremmo abrogare la festività del 25 dicembre che quest'anno, per esempio, ricade di giovedì". Lo afferma il senatore del Nuovo Centrodestra Carlo Giovanardi commentando il caso dell' istituto di Bergamo, dove il preside ha deciso di non allestire il presepe. "La scuola deve essere palestra di rispetto della legalità e dei principi della nostra Costituzione - ha aggiunto - e non campo di conquista per chiunque voglia imporre agli studenti la sua soverchiante visione del mondo".

Toccafondi, atto irragionevole
"Impedire la realizzazione di un presepe in una scuola è un atto che reputo privo di ragioni e di laicismo esasperato, che si nasconde dietro la presenza di alunni stranieri o di altre religioni, ma che nulla ha a che vedere con una sana laicità. Quella del preside dell'istituto bergamasco mi sembra una posizione irragionevole che spero sia dettata solo da un malinteso senso di laicità". Lo afferma il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi, commentando la decisione del preside dell'istituto 'De Amicis' di Bergamo, che ha vietato la realizzazione del presepe per non discriminare chi è fedele di religione diversa da quella cattolica. "Come stabilito anche dalla sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo del 2011 - ricorda Toccafondi - neppure il crocifisso esposto nelle aule scolastiche viola il principio della laicità degli istituti educativi. Il Natale è la memoria di un fatto storico e non solo un avvenimento di fede per molti credenti. Che male può fare un simbolo come il presepe? E non sarà un caso infatti che appartenenti di altre religioni reputino opportuno che i loro figli conoscano usanze e tradizioni del Paese in cui sono venuti a vivere. Mi auguro che il preside possa riconsiderare la sua decisione, perché un vero dialogo con chi appartiene a tradizioni culturali diverse si può impostare solo valorizzando e facendo conoscere le radici più profonde della nostra identità", conclude il sottosegretario.

Proposta indecente all'università di Camerino, docente incastrato da registrazione audio




Ha registrato la sua voce con un dispositivo audio. E lo incastra. Uno studente del secondo anno dell'Università di Camerino ha denunciato alle autorità accademiche il comportamento di un suo docente che lo avrebbe molestato con offerte sessuali. Il giovane ha presentato anche una registrazione audio con alcune frasi compromettenti che sarebbero state pronunciate dal prof. L'Università ha immediatamente trasmesso la denuncia e il file audio alla Procura della Repubblica di Macerata, che ha affidato le indagini ai carabinieri di Camerino

https://www.ansa.it/marche/notizie/2014/12/05/studente-denuncia-molestie-prof-ateneo_d957fe53-cb6c-42b2-afc7-eb8df0ebe90d.html

giovedì 4 dicembre 2014

Mafia capitale:" Se non paghi ti taglio la gola. Ammazzo te e i tuoi figli"







ROMA - "Il dieci mattina mi paghi te...nun sgarrà che vengo a casa..non capisci bene...io te taglio la gola il dieci matina...portami i soldi sennò t’ammazzo a te e tutti i tuoi figli", così un indagato in una delle intercettazioni telefoniche dei Ros pubblicata da Repubblica

http://video.repubblica.it/dossier/roma-emergenza-criminalita/mafia-capitale-se-non-paghi-ti-taglio-la-gola/185398/184280?ref=tbl

Il cuore a sinistra e il portafogli a destra: Litizzetto immobiliarista con 22 case



ROMA - "Fai quello che dico, ma non quello che faccio io". Si può riassumere così la storia di tanti comici (o pseudo tali), cabarettisti (o pseudo tali) o artisti (o pseudo tali) che negli anni, pur proclamandosi eroi dei deboli, si sono riempiti la pancia (e il portafogli) diventando esperti di satira politica. Tutto lecito, per carità. Ma grottesco, certamente. Ed effimero. E' il caso della poliedrica ed esplosiva Luciana Litizzetto, comica e attrice di razza, che è riuscita ad accumulare, con le sue performance al vetriolo contro il potere politico ed imprenditoriale, note a tutti, oramai, una vera e propria fortuna immobiliare, ben descritta da Il Giornale nei giorni scorsi (http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/cos-parolaccia-ti-fa-ricca-littizzetto-ha-ventidue-case-1071896.html).

Ben 700 mila euro per le due edizioni del festival di Sanremo, più i diritti d'autore per libri, per pubblicità televisive (coop e banche) e comparsate in alcune delle fiction sul piccolo schermo più seguite. E' chiaro che, giustamente, l'inossidabile Litizzetto abbia coronato il "sogno italiano" del mattone. Ma che gran parte dei compensi le siano stati elargiti dalla Mondadori, berlusconiana, poco importa. Legittimo anche questo, si intende. Ecco, quindi, la lunga lista degli immobili pubblicata dal giornalista de Il Giornale, Stefano Filippi, pubblicata qualche giorno fa:

 "Il primo acquisto di Lucianina, era il 1998. Un po' come la prima pepita d'oro di zio Paperone nel Klondyke. La casa meneghina si trova tra viale Bianca Maria e corso Concordia, categoria A/3, classe 6, 2,5 vani: una novantina di metri quadrati, abitazione di tipo economico ma dalla rendita elevata in una zona prediletta dalla borghesia milanese. Nel 1998 la Littizzetto aveva abbandonato da tempo l'insegnamento ed era già diventata una cabarettista di successo, in teatro e soprattutto in tv: Rai3 le aveva spalancato le porte sei anni prima ad Avanzi, un esordio non memorabile; poi però erano venuti Cielito lindo, Ciro e Mai dire gol. Quel 1998 fu appunto l'anno dei mondiali di calcio francesi e della collaborazione con la Gialappa's. E l'anno prima aveva festeggiato l'exploit del film Tre uomini e una gamba con Aldo Giovanni e Giacomo. Non c'è da stupirsi che, dopo tanta gavetta, il primo investimento sia stato un pied-à-terre nella Milano che le stava regalando una popolarità clamorosa.
Negli anni la Littizzetto ci ha preso un grande gusto a ballare il ballo del mattone. A Bosconero, il luogo degli affetti familiari, possiede due garage e quattro appartamenti per complessivi 15,5 vani acquistati tra il 2006 e il 2011. Ma è nella grande Torino che l'attrice ha concentrato la propria intensa attività d'immobiliarista. Dieci appartamenti, tre garage, due porzioni di un edificio accatastato come magazzino.
Quasi tutte le case sono nella fascia precollinare sulla destra Po, zona residenziale, esclusiva, prestigiosa, non lontano dalla cupola neoclassica della Gran Madre di Dio: 3,5 vani dietro corso Casale, tre lussuose dimore in altrettanti palazzi lungo la tranquilla via Villa della Regina per complessivi 27 vani più due autorimesse, altri appartamenti e garage tra corso Quintino Sella, via Buttigliera, via Casalborgone, via Cavalcanti e via Molino-Colombini. L'unica proprietà lontana dai «Parioli» torinesi è nel quartiere San Donato, la zona dove la Litti ha vissuto da bambina e dove i genitori conducevano una latteria.
Tutti gli immobili sono intestati a lei al 100 per cento tranne le quote del deposito in corso Quintino Sella e una rimessa al 50 per cento con il compagno, il batterista Davide Graziano. Totale: 72,5 vani di abitazioni, 124 metri quadrati di garage, una rendita catastale che l'Agenzia delle entrate fissa in 13.121,26 euro. Che, rivalutata del 5 per cento e moltiplicata per il coefficiente di 120, dà un valore di circa 1.650.000 euro che rappresenterebbe la base imponibile da usare nelle compravendite. Naturalmente il valore di mercato è enormemente più elevato. Niente male per la campionessa della risata radical-choc che nel 2008, senza Sanremo né pubblicità, aveva dichiarato un reddito superiore a 1,8 milioni di euro che le aveva consentito di inserirsi tra i primi 500 contribuenti d'Italia. È il bello del mattone".



Mafia all'ombra del Campidoglio: intercettazione Buzzi: "gli immigrati rendono più della droga". Ma il Re di Roma (Carminati) tace davanti ai giudici




Ecco l'ultimo aggiornamento dell'Ansa sulla bufera giudiziaria che ha travolto la politica romana.

Per aggiornamenti https://www.ansa.it/lazio/notizie/2014/12/02/mafia-e-politica-a-roma-il-braccio-destro-di-carminati-in-intercettazioni-gli-immigrati-rendono-piu-della-droga_ea97d171-38e4-4638-bc8f-943738386003.html



Il day after dello tsunami giudiziario che ha sconvolto i palazzi della politica all'ombra del Campidoglio ha viaggiato su due direttrici: i primi interrogatori di garanzia e l'accelerazione dell'indagine che ora punta a verificare il livello di infiltrazione dell'organizzazione capeggiata da Massimo Carminati anche negli uffici della Regione Lazio. Sono decine i nomi nel mirino dei pm, nomi di dirigenti di enti pubblici, politici, imprenditori. E si scava nella mole di carte sequestrate ieri nel corso delle perquisizioni. Intanto il "Re di Roma" Massimo Carminati tace: ha deciso di non rispondere alle domande dei magistrati.
L'ex Nar, da ieri a Regina Coeli perché ritenuto capo di un ramificato clan mafioso della Capitale, ha deciso di fare scena muta davanti al gip Flavia Costantini. Non così Franco Panzironi, altra figura chiave della maxi inchiesta perché ritenuto l'anello di congiunzione tra il mondo politico e quello "di mezzo", quello del clan, fatto di illeciti e corruzione. Panzironi, ex ad di Ama, ha respinto le accuse fornendo una versione dei fatti ritenuta dagli inquirenti per niente convincente. "Non sono mai stato a libro paga di nessuno", ha sostanzialmente detto Panzironi definendo come "un fatto normale" i finanziamenti sospetti, circa 40 mila euro, ricevuti dalla Fondazione Nuova Italia, il cui presidente è Gianni Alemanno. Ma nell'ordinanza i sodali di Carminati più di una volta si lamentano dei "soldi dati a Panzironi", fino a "15 mila euro al mese".
Nella prima tornata di interrogatori di garanzia quasi tutti hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Stessa scelta fatta da Luca Odevaine, ex capo gabinetto dell'ex sindaco Veltroni e già responsabile della polizia provinciale. La decisione degli indagati di non rispondere è strettamente legata alla volontà di capire, carte alla mano, lo stato dell'indagine. L'ordinanza ricostruisce, in sostanza, la storia politico-affaristica degli ultimi anni. Un'analisi approfondita della "Mafia Capitale" e dei suoi numerosi interessi illeciti. Il gruppo Carminati era particolarmente attento alle evoluzioni dello scenario politico dell'amministrazione capitolina. Pronto a cambiare "pelle" con i mutamenti della classe dirigente. Ma il sistema era complesso e ramificato e aveva puntato anche alla Regione Lazio. L'inchiesta ha in serbo nuovi colpi di scena.
Alemanno: se accuse vere tradita mia fiducia - "Non ho mai conosciuto Massimo Carminati". Lo ha detto l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel corso del programma Porta a Porta. Se le accuse emerse dall'inchiesta si dimostreranno vere significherà che "i miei collaboratori hanno tradito la mia fiducia". Lo ha detto l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, commentando l'inchiesta sulla mafia a Roma nel corso della registrazione del programma Porta a Porta. "Io - ha aggiunto Alemanno - quando sono uscite le prime notizie ho chiesto a Antonio Lucarelli, Riccardo Mancini e Franco Panzironi se avevano contatti con questi criminali e mi hanno risposto 'assolutamente no'"."Io - ha sottolineato Alemanno - ho una storia di lotta contro la criminalità organizzata e la mafia. Ho chiesto più volte al Prefetto, al Questore se c'era un problema di criminalità organizzata a Roma e mi hanno detto di no. E anche alla Procura, prima di Pignatone, mi hanno detto che non c'era questo problema. Quando è arrivato Pignatone mi ha detto invece di non saperlo". "Stento a credere - ha proseguito l'ex sindaco di Roma - che Franco Panzironi fosse a libro paga di criminali e comunque non accetto che i cinque anni della mia amministrazione vengano identificati con questi problemi". Alemanno ha poi riferito di essere "rimasto scosso dalle intercettazioni. Io ho dato fiducia a queste persone, se hanno tradito la mia fiducia io me ne faccio carico politicamente".
LE INTERCETTAZIONI - Un'arma "per annà a minaccià la gente, quando mi sento aggressivo e dice anvedi questo è matto...". CosìMassimo Carminati (PROFILO) in un'intercettazione presente nell' ordinanza di custodia, firmata dal gip di Roma, si esprime in merito all'utilizzo di una pistola per minacciare chi non voleva sottostare al volere del clan. Le indagini hanno accertato che sia l'ex Nar che il suo braccio destro Riccardo Brugia "detenevano delle armi acquisite illegalmente". Un arsenale in cui Carminati voleva che fossero presenti anche due "Makarov 9 con silenziatore", in modo da ridurre "al minimo il rischio di individuazione in caso di utilizzo, grazie alla silenziosità: "non senti neanche il clack"". Carminati, in una intercettazione, racconta di "aver già speso 25 mila euro" per 4 "silenziatori" e 3 "MP5" (pistola mitragliatrice automatica)". Dal canto suo Brugia spiega che è necessario munirsi anche di giubbotti antiproiettile in Kevlar: "ma dei giubbotti da noi... appizzati ce li dovemo avè...eh! [&hellip] anche perché c'ho sempre avuto la fissa del coso, del povero Danilo", con ovvio riferimento ad Danilo Abbruciati, esponente della Banda della Magliana morto in un conflitto a fuoco scaturito nel 1982". E sul punto Carminati chiosa: "se c'hai quello ti salvi".
"Tu c'hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno". Salvatore Buzzi, braccio destro e sodale di Massimo Carminati nella cupola affaristica che ha avvelenato Roma, intercettato svela qual è il suo business principale. Lui, signore delle coop, lo dice chiaramente in un'intercettazione allegata nelle circa 1200 pagine dell'ordinanza che ieri ha svelato la 'cupola' di affari e politica e portato in carcere 37 persone e che vede tra gli indagati anche l'ex sindaco Gianni Alemanno.
L'affare dei centri di accoglienza per rifugiati e immigrati è, secondo la Procura di Roma, garantito dall'ex vicecapo di gabinetto all'epoca del'amministrazione Veltroni, Luca Odevaine, descritto nell'ordinanza come "un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell'emergenza immigrati".
Ed eccolo l'altro business della cupola nera. "Noi quest'anno abbiamo chiuso... con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi e gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero", dice Buzzi al telefono con un altro indagato. Secondo l'ordinanza Buzzi ha gestito tramite di una rete di cooperative "le attività economiche della associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della accoglienza dei profughi e rifugiati, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto delle gare pubbliche aggiudicate anche con metodo corruttivo".
Buzzi tentava l'aggancio con Marino - "E mo vedemo Marino, poi ce pijiamo 'e misure con Marino", dice in un'intercettazione Salvatore Buzzi. E' il 2013, il chirurgo Pd è diventato sindaco di Roma e 'Mafia Capitale' ha il problema di insinuarsi nella nuova amministrazione. Perchè "se vinceva Alemanno ce l'avevamo tutti comprati", sostiene Buzzi, che però conta di avere buone carte anche nel Pd. "C'avemo Ozzimo - dice - (Daniele, poi nominato assessore alla Casa indagato e ieri dimessosi, ndr)" e altri tre nomi che non sono tra i 40 indagati resi noti ieri. E ancora "me so' comprato Coratti (Presidente Pd dell'Assemblea capitolina indagato e ieri dimessosi, ndr) - dice Buzzi -, lui sta con me, gioca con me ormai". Altro "cavallo" della "scuderia" di Carminati è Luca Odevaine, ex vice capo gabinetto di Walter Veltroni e ora membro del Tavolo nazionale sui richiedenti asilo, il business immigrazione delle coop di Buzzi. Il quale afferma di dargli cinquemila euro al mese. Ma avvicinare Marino non è facile. Il capo Carminati in un'intercettazione dice: "Loro stanno facendo un'operazione direttamente con Zingaretti per sistemarsi Berti (Giuseppe, avvocato nominato da Gianni Alemanno nel Cda di Ama, indagato, ndr) questi qua, pe sistemasse... perché de Zingaretti se fidano de Marino non se fida nessuno". Mafia Capitale riuscirà però - secondo l'inchiesta - a piazzare Italo Walter Politano alla guida della Direzione Trasparenza, di fatto il capo dell'anticorruzione del Campidoglio. Politano oggi è stato rimosso.
Il libro mastro del clan affidato ad una donna - Il clan mafioso di Massimo Carminati era in possesso anche di un libro mastro che conteneva "una vera partita doppia del dare e avere illecito dei destinatari delle tangenti". Il dato emerge dall'ordinanza di custodia firmato dal gip di Roma Flaminia Costantini. La contabilità era stata affidata ad una donna, Nadia Cerrito, finita ieri in carcere. Nel libro sono riportati anche "i costi illegali sostenuti - scrive il gip - dall'organizzazione per il raggiungimento del suo scopo nel settore economico-istituzionale". Contiene l'indicazione "dei soggetti cui vengono veicolati i profitti, come Carminati, o come Fabrizio Franco Testa, testa di ponte di Mafia Capitale verso la politica e la pubblica amministrazione". 
Carminati sapeva di indagine"mostruosa". Lamenta: non è più come una voltaCarminati era a conoscenza di una indagine a suo carico che definiva "mostruosa". Il dato emerge dall'ordinanza di custodia firmata dal gip Flaminia Costantini. L'ex Nar nel corso del colloquio sbotta e afferma: ''ce stanno a comincià a dimostrà che stanno a fà carte false per qua per inculà... la gente eh...se vonno inculà... non è più come una volta".
Le indagini - Non solo il Campidoglio, gli enti pubblici e le aziende municipalizzate, ma anche la Regione Lazio. Gli accertamenti della procura di Roma sulla cupola mafiosa sgominata nella capitale puntano ora anche sul livello di infiltrazione dell'organizzazione capeggiata da Massimo Carminati nei palazzi di via della Pisana e di via Cristoforo Colombo. Le indagini, secondo quanto si apprende, prendono esame sia l'attuale amministrazione, sia quella precedente.
Alemanno: mi autosospendo da incarichi in Fdi - "Cara Giorgia, ti comunico la mia irrevocabile decisione di autosospendermi da tutti gli organi del Partito, fino a quando la mia posizione non sarà pienamente e positivamente chiarita". Lo scrive Gianni Alemanno in una lettera inviata al Presidente di Fdi Giorgia Meloni. "In questo momento il mio impegno principale non può non essere quello di capire realmente la portata di questa inchiesta e di dimostrare in maniera chiara e puntuale, in tutte le sedi, la mia estraneità agli addebiti che mi vengono mossi". "Nello stesso tempo - scrive ancora - mi rendo conto della necessità di evitare facili strumentalizzazioni che potrebbero usare queste vicende per attaccare l'immagine di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale, che evidentemente nulla c'entra con tutto ciò".
Marino: ho sbarrato porta ad inciuci. Cambieremo città  - "L'ho detto e lo ripeto. Abbiamo sbarrato la porta agli interessi, agli inciuci, ai rapporti poco chiari. Il nostro obiettivo resta uno e uno soltanto: cambiare questa città solo per i romani e le romane". Così il sindaco di Roma Ignazio Marino commentando su Facebook l'indagine della Procura di Roma sulla 'Mafia Capitale'.

mercoledì 3 dicembre 2014

Casa di Alice, il numero degli indagati sale a sei: educatrice di San Benedetto nel mirino della Procura




 GROTTAMMARE - Presunti maltrattamenti a danno di ragazzi affetti da autismo. Ora la Procura di Fermo iscrive nel registro degli indagati una sesta persona:  si tratta di una donna di 44 anni, educatrice di San Benedetto del Tronto del centro Casa di Alice di Grottammare. Pesantissima l'accusa:  maltrattamenti fisici e psicologici a danno di alcuni ragazzi autistici ospiti della struttura nel periodo tra gennaio e aprile 2012.

Rifiuti, Legambiente:" Troppe le discariche in Italia: tartassiamole"




Ridurre, riutilizzare, riciclare la materia e recuperare energia: sono queste le 4R che, applicate in quest’ordine, non solo regolano la corretta gestione dei rifiuti, ma sono anche i principi che da molti anni si sono trasformati in legge, sia in Italia che in Europa. Eppure nel nostro Paese, anche se negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti, solo il 30% dei rifiuti viene raccolto e avviato al riciclo, infrangendo le prime tre R e allontanandoci dagli obiettivi fissati a livello comunitario.

In Italia le discariche costituiscono ancora la via principale per smaltire i rifiuti, modalità che alimenta affari illeciti e impedisce lo sviluppo di un ciclo virtuoso fondato su riciclaggio e prevenzione oltre ad essere una pericolosa fonte di inquinamento per la salute dei territori, delle persone. Nelle Marche, per fare un esempio, in provincia di Ascoli Piceno, in controtendenza alle direttive europee che prevedono un incremento del riciclo dei rifiuti nei prossimi anni, le istituzioni locali sembrano puntare sull'ampliamento della discarica gia' esistente, senza valutare eventuali e ben piu' valide alternative. Un vero e proprio paradosso.

“La condanna che la Corte Ue ha inflitto all’Italia - dichiara Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente -, per non essersi ancora adeguata alla direttiva rifiuti sulle discariche, è il finale di un film iniziato nel 2003, quando l'Italia ha recepito la direttiva sulle discariche del 1999. In diverse regioni del nostro Paese la discarica rimane, purtroppo, la principale opzione di gestione dei rifiuti, perché economicamente conviene. Per questo è necessario ripensare ad un nuovo sistema di penalità e premialità per un’Italia rifiuti Free. Serve un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo che prevenzione e riciclo risultino più convenienti, anche economicamente, rispetto allo smaltimento in discarica".

Secondo Ciafani, quindi, "la formula chiave è quella di tartassare lo smaltimento in discarica, eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti, incentivare il riciclaggio perché diventi più conveniente del recupero energetico, promuovere una serie di politiche di prevenzione con il principio del 'chi inquina paga'. Per questo - annuncia - chiediamo che venga modificata in Parlamento l’ormai superata legge del 1995 che istituì l’ecotassa sulla discarica, come previsto dal disegno di legge collegato ambientale alla legge di stabilità, già approvato alla Camera, e ora in discussione in Commissione Ambiente del Senato”.

 “Inoltre – aggiunge Ciafani - chi produce più rifiuti deve pagare di più: questo deve valere per le aziende ma anche per i nuclei familiari. Ci auguriamo fortemente che il Ministro dell'ambiente approvi al più presto il decreto ministeriale sulla tariffazione puntuale previsto dalla legge di stabilità dello scorso anno e non ancora emanato, nonostante il termine ultimo fosse il mese di giugno 2014”.

In Italia, dunque, ci sono troppe discariche. E la loro aspettativa di vita è brevissima: con i ritmi attuali di smaltimento, le discariche italiane si esauriranno nei prossimi due anni. A lanciare l’allarme è WAS Waste Strategy, il primo think-tank dedicato alla gestione dei rifiuti, in un rapporto recentemente presentato a Roma.

Il mix di gestione italiano è ancora troppo sbilanciato sulle discariche – avverte il rapporto – che in alcune aree del nostro Paese sono la destinazione finale di oltre il 90% dei rifiuti urbani prodotti, anche se la media nazionale si attesta sul 37%. In questo quadro generale le situazioni più critiche sono in Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia e Liguria. Sorprendentemente, ma non troppo, la Campania è messa meglio della Toscana. La Lombardia rappresenta l’eccellenza, con una capacità di incenerimento superiore alla produzione regionale di rifiuti.

Stando a quanto si legge nel rapporto, sono proprio i termovalorizzatori a mancare in Italia e dall’analisi dei Piani Regionali emerge la tendenza a continuare a puntare sulle discariche. Anche qualora previsti, i termovalorizzatori raramente giungono a costruzione: della capacità prevista dagli ultimi Piani Regionali disponibili ne è stata realizzata meno del 20%.

Al contrario, il modello verso il quale si tenderà in futuro è quello dei Paesi del Nord Europa: Germania, Olanda ed altri quattro Paesi europei sono già “a discarica zero”, ossia smaltiscono in discarica meno del 5% dei rifiuti. A tale modello punta infatti la revisione delle principali direttive europee in materia di rifiuti, attualmente in corso, che evidenzia obiettivi davvero sfidanti: bisognerà arrivare ad una quota di riciclaggio dei rifiuti pari al 50% nel 2020 e 70% nel 2030. Novità sono previste anche in tema di prevenzione, con l’introduzione di un obiettivo di riduzione dei rifiuti alimentari del 30% entro il 2025. E ci saranno cambiamenti anche per i produttori che dovranno rendere i loro imballaggi sempre più riciclabili.

Per il think-tank WAS, il raggiungimento degli obiettivi previsti al 2030 dalle revisioni delle direttive UE comporterebbe benefici potenziali netti per l’Italia fino a 15 miliardi di euro circa. La scelta più logica sembrerebbe dunque quella di procedere lungo il sentiero tracciato dai Paesi del Nord Europa aumentando, da un lato, le percentuali di raccolta differenziata e di recupero dei materiali e, dall’altro, puntando convintamente sulla termovalorizzazione dei rifiuti indifferenziati.

Per raggiungere gli obiettivi citati sono necessari ingenti investimenti, soprattutto per la realizzazione degli impianti di termovalorizzazione: basti pensare che nell’ultimo triennio i 70 top players del settore hanno investito oltre 1 miliardo di euro. Ma nuovi investimenti tarderanno ad arrivare in mancanza di una normativa nazionale chiara che superi le incoerenze delle varie pianificazioni regionali e in assenza di un soggetto unico per la regolamentazione del settore.

Per venire incontro alle richieste dell’Europa e per far fronte al deficit di infrastrutture per la gestione dei rifiuti, il decreto Sblocca Italia parrebbe timidamente andare nella giusta direzione, prevedendo la realizzazione di una rete nazionale degli impianti di recupero e smaltimento. La norma semplificherà le procedure per l’individuazione dei siti e la realizzazione dei nuovi impianti, permettendo alle strutture esistenti di trattare anche rifiuti extra-bacino fino alla saturazione della capacità autorizzata.



domenica 30 novembre 2014

Ascoli Piceno: Uomo tenta di rapire un bambino in pieno centro storico, preso




ASCOLI PICENO - Tenta di afferrare un bambino in pieno centro storico. E' successo ad Ascoli Piceno, in piazza Roma. Erano le 12.30 di oggi, 30 novembre, quando un uomo di 42 anni si è avvicinato furtivamente ad un bambino che stava passeggiando con la madre, tentando di afferrarlo. Ma la madre, resasi conto di quello che stava accadendo, ha lanciato l'allarme. 

Due vigili urbani, con il supporto di una pattuglia del Radiomobile dei carabinieri, hanno provveduto ad identificare l'uomo che sembra soffrire di problemi psicologici. Il padre dell'aggressore è arrivato subito sul posto e, a margine dell'identificazione, ha accompagnato il figlio in ospedale, scortato da un auto dei vigili urbani, per valutare le sue effettive condizioni psicologiche.

Scissionista a 5 Stelle trovato morto in un burrone: è giallo




PESARO - Trovato morto in fondo a un burrone nel parco di San Bartolo. Si tratta di Igor Jason Fradelloni, 41 anni, psicologo, candidato a sindaco di Pesaro nel maggio scorso con il gruppo da lui creato Cittadini a Cinque Stelle, dopo la scissione dal Movimento 5Stelle. L'ipotesi più accreditata, al momento, è quella del suicidio, anche se gli investigatori stanno battendo altre piste. Lo psicologo era scomparso tre giorni fa senza lasciare biglietti o messaggi. Le ricerche, condotte dai vigili del fuoco, sono durate tutta la notte, fino a quando è stato avvistato il corpo in fondo a un dirupo profondo un centinaio di metri. In cima al dirupo Fradelloni aveva lasciato il suo portafogli e il giaccone, posandoli sulla pietra che sostiene una Croce da dove poi si è gettato o è caduto. Il magistrato ha disposto l'autopsia. Per il recupero del cadavere i vigili del fuoco hanno impiegato tecniche speleo-alpino-fluviali, riportandolo poi in superficie con una barella 'toboga'. Una decina gli uomini impiegati, con l'ausilio di 5 mezzi. Sul posto anche la polizia, il 118, la Capitaneria di porto e il soccorso alpino.

Corruzione, sequestrati cinque impianti a biogas in provincia di Ancona




ANCONA - Autorizzazioni ambigue, illeciti di vario tipo e corruzioni per realizzare impianti di Biogas. Tutto "presunto", ovviamente, fino a prova contraria. Un pacchetto tipico, tutto italiano, messo insieme e sigillato dalla Procura di Ancona che 2 giorni fa, nell'ambito dell'inchiesta su presunte corruzioni e illeciti compiuti per realizzare e autorizzare impianti a biogas nelle Marche, ha ottenuto dal Gip Carlo Cimini il sequestro preventivo di cinque strutture in provincia di Ancona. Il provvedimento, eseguito dalla Guardia di Finanza, riguarda due impianti a Osimo, uno a Castelbellino, uno ad Agugliano e uno a Camerata Picena. 
   

mercoledì 26 novembre 2014

Femminicidio, numeri agghiaccianti dell'Eures: Nel 2013 una vittima ogni due giorni








ROMA - Una vittima ogni due giorni. 179 donne uccise. E' questo il bollettino di guerra diffuso dall'Eures nei giorni scorsi e pubblicato poche ore fa dall'Ansa. Nella giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne,  i numeri sulla violenza di genere ci ricordano che c'e' ancora molta strada da percorrere:  Il 2013, infatti, è stato un anno nero rispetto al 2012 in cui sono state 157 le donne ammazzate. Un aumento del 14%. Impressionante. A rilevarlo è l'Eures nel secondo rapporto sul femminicidio in Italia, che elenca le statistiche degli omicidi volontari in cui le vittime sono donne.

Aumentano quelli in ambito familiare - scrive l'ansia -, +16,2%, passando da 105 a 122, così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22. Rientrano nel computo anche le donne uccise dalla criminalità, 28 lo scorso anno: in particolare si tratta di omicidi a seguito di rapina, dei quali sono vittima soprattutto donne anziane.

    Anche nel 2013, in 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all'interno del contesto familiare o affettivo, in linea con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%). Con questi numeri, il 2013 ha la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% dei morti ammazzati (179 sui 502), "consolidando - sottolinea il dossier di Eures diffuso dall'Ansa - un processo di femminilizzazione nella vittimologia dell'omicidio particolarmente accelerato negli ultimi 25 anni, considerando che le donne rappresentavano nel 1990 appena l'11,1% delle vittime totali".

martedì 25 novembre 2014

Leggi Antimafia, Grillo:" Strizzatina d'occhio del Governo alle organizzazioni criminali""




ROMA - "Abbiamo ancora poco tempo per cancellare l'ennesimo regalo del governo Renzi alla mafia. Come? Approvando il disegno di legge che il Movimento 5 Stelle ha depositato pochi giorni fa. E abbiamo solo 24 ore, un solo giorno per cancellare il regalo del Governo Renzi alla mafia". Direttamente dal blog di Beppe Grillo.  Un comunicato al vetriolo lanciato in grande stile anche su Facebook e che svela, a dire del guru a cinque stelle, quanto sta accadendo nelle ultime ore in Parlamento."Il 1° ottobre - scrive Grillo - arriva al Senato un decreto legislativo del Governo Renzi che modifica il Codice delle leggi Antimafia (Atto del Governo n. 103). Sul testo è richiesto un parere alla 1^ Commissione Affari Costituzionali e alla 2^ Commissione Giustizia".

"Il decreto - prosegue - nasce dalla Legge 13 agosto 2010, n. 136, una delega al Governo in materia di normativa antimafia. Dopo 4 anni l'esecutivo decide di emettere ulteriori correttivi, a dimostrazione di come l'ostacolo non risieda nel Parlamento, ma nel Governo. Si tratta di una Legge delega ampissima, che all'articolo 2 conferiva al Governo il mandato per promuovere «una completa ricognizione della normativa penale, processuale e amministrativa vigente in materia di contrasto alla criminalità organizzata», senza alcun ulteriore vincolo. Praticamente una delega in bianco".

"Il provvedimento del Governo - attacca Grillo - doveva essere un classico processo di routine: l'aggiornamento al tempo attuale di alcune norme, con le dovute correzioni e modifiche. Tuttavia, consultando il testo, fin dal primo articolo ci rendiamo conto che qualcosa non quadra. La legge istitutiva del Codice delle leggi Antimafia (Decreto Legislativo 6 settembre 2011, n. 159) obbliga le aziende che hanno instaurato rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione a produrre una documentazione ed un'informazione antimafia, così come definite dall'articolo 84 del Codice. Il comma 3 dell'articolo 85, in particolare, prevede che «L'informazione antimafia, oltre che ai soggetti di cui ai commi 1 e 2, deve riferirsi anche ai familiari conviventi». Dunque non soltanto al titolare, al direttore tecnico e ad altri soggetti aventi ruoli di responsabilità nell'azienda, ma anche ai parenti con i quali convivono".

"Fra i familiari conviventi, il legislatore non aveva distinto i maggiorenni dai minorenni. Pertanto si è reso necessario modificare il Codice in tal senso, e limitare il controllo ai soli familiari maggiorenni. Una cosa semplice semplice. Ma, come sempre, nottetempo arriva qualcuno che inserisce la fregatura. E così, il Governo Renzi aggiunge 6 parole chiave: «che risiedono nel territorio dello Stato».

"In sostanza - spiega Grillo -, se prima la documentazione antimafia doveva essere prodotta per il titolare (ed altri soggetti con responsabilità nell'azienda) e i familiari conviventi, il nuovo decreto del Governo mantiene l'obbligo per il titolare dell'azienda, ma lo limita ai familiari conviventi e maggiorenni dei soli titolari che RISIEDONO NELLO STATO ITALIANO. Le devastanti conseguenze di questa porcata sono di facile intuizione: per un mafioso sarà sufficiente intestare l'azienda al familiare prestanome e farlo risultare come residente all'estero. Il gioco è fatto: la documentazione antimafia dovrà essere prodotta dal solo titolare e non si estenderà ai familiari di cui il titolare è magari solo un familiare prestanome".

"Consapevoli di questo ennesimo regalo alla mafia, abbiamo rivolto pubblicamente le nostre osservazioni alle commissioni 1^ e 2^, riunite in seduta comune. Queste le hanno recepite votando favorevolmente, all'unanimità, un parere che evidenziava la criticità da noi rilevata e proponeva l'eliminazione, dall'articolo, della parte relativa al vincolo di residenza in Italia (Parere all'Atto del Governo n. 103). Ribadiamo: parere votato favorevolmente all'UNANIMITÀ da due commissioni riunite, in una plenaria di oltre 50 senatori appartenenti a tutte le forze politiche".

"Ebbene - osserva -, il 13 ottobre il decreto legislativo viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (Decreto Legislativo 13 ottobre 2014 n. 153) con l'articolo IMMUTATO. Non è cambiato niente. Il parere delle commissioni riunite del Senato è stato totalmente ignorato dal Governo. Non è stato solo uno sfregio alle Istituzioni. È una porcata colossale, una strizzatina d'occhio ai mafiosi, che si sa all'estero vivono di prestanomi. Potevamo noi rimanere in silenzio? No che non potevamo. La mattina del 19 novembre abbiamo quindi depositato un disegno di legge ad hoc - un solo articolo, 6 paroline da eliminare -, rivolgendo un appello direttamente al Presidente del Senato, Pietro Grasso, affinché intervenisse in prima persona".

"Il decreto del Governo sortirà i suoi effetti soltanto a partire dal 26 novembre. Ci sono ancora i tempi tecnici per riparare il danno. Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia in seduta congiunta condividono la proposta. Si sono GIÀ espresse, approvando il parere al decreto, poi rimasto inascoltato. Abbiamo chiesto a Grasso di affidare al più presto il nostro testo alle commissioni in sede deliberante. La Camera avrà poi tempo a sufficienza per muoversi allo stesso modo del Senato, prima dell'entrata in vigore di questo ennesimo, sporco e infame regalo alla mafia".

"Il Presidente Grasso ha risposto al nostro appello, assicurandoci che farà tutto quanto è in suo potere per portare il nostro disegno di legge all'approvazione in tempi strettissimi, riservandogli la massima urgenza. Di questo gliene diamo atto. Il popolo italiano, la sua storia, la sua dignità, ringraziano. Siamo ancora in tempo, possiamo farcela. Non si tratta soltanto di preservare la dignità istituzionale di un Parlamento succube di un Governo e di un premier mai eletti da nessuno. Certo, è pur sempre un Parlamento eletto con legge incostituzionale. Ma è l'unico organo rappresentativo del Paese, e non manca giorno in cui venga delegittimato e schiacciato da un esecutivo che non rappresenta nessuno, se non i poteri forti che lo tengono in vita".

"Ma, ancor più, è una questione di rispetto nei confronti di coloro che per combattere la mafia hanno sacrificato la propria vita, mentre lo Stato che si onoravano di rappresentare scendeva a patti con i loro boia. Adesso - conclude - è solo tempo di agire. Agire al più presto. PARTITI, QUESTA È UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ. APPROVIAMO SUBITO IL DDL DEL MOVIMENTO!"