domenica 30 novembre 2014

Ascoli Piceno: Uomo tenta di rapire un bambino in pieno centro storico, preso




ASCOLI PICENO - Tenta di afferrare un bambino in pieno centro storico. E' successo ad Ascoli Piceno, in piazza Roma. Erano le 12.30 di oggi, 30 novembre, quando un uomo di 42 anni si è avvicinato furtivamente ad un bambino che stava passeggiando con la madre, tentando di afferrarlo. Ma la madre, resasi conto di quello che stava accadendo, ha lanciato l'allarme. 

Due vigili urbani, con il supporto di una pattuglia del Radiomobile dei carabinieri, hanno provveduto ad identificare l'uomo che sembra soffrire di problemi psicologici. Il padre dell'aggressore è arrivato subito sul posto e, a margine dell'identificazione, ha accompagnato il figlio in ospedale, scortato da un auto dei vigili urbani, per valutare le sue effettive condizioni psicologiche.

Scissionista a 5 Stelle trovato morto in un burrone: è giallo




PESARO - Trovato morto in fondo a un burrone nel parco di San Bartolo. Si tratta di Igor Jason Fradelloni, 41 anni, psicologo, candidato a sindaco di Pesaro nel maggio scorso con il gruppo da lui creato Cittadini a Cinque Stelle, dopo la scissione dal Movimento 5Stelle. L'ipotesi più accreditata, al momento, è quella del suicidio, anche se gli investigatori stanno battendo altre piste. Lo psicologo era scomparso tre giorni fa senza lasciare biglietti o messaggi. Le ricerche, condotte dai vigili del fuoco, sono durate tutta la notte, fino a quando è stato avvistato il corpo in fondo a un dirupo profondo un centinaio di metri. In cima al dirupo Fradelloni aveva lasciato il suo portafogli e il giaccone, posandoli sulla pietra che sostiene una Croce da dove poi si è gettato o è caduto. Il magistrato ha disposto l'autopsia. Per il recupero del cadavere i vigili del fuoco hanno impiegato tecniche speleo-alpino-fluviali, riportandolo poi in superficie con una barella 'toboga'. Una decina gli uomini impiegati, con l'ausilio di 5 mezzi. Sul posto anche la polizia, il 118, la Capitaneria di porto e il soccorso alpino.

Corruzione, sequestrati cinque impianti a biogas in provincia di Ancona




ANCONA - Autorizzazioni ambigue, illeciti di vario tipo e corruzioni per realizzare impianti di Biogas. Tutto "presunto", ovviamente, fino a prova contraria. Un pacchetto tipico, tutto italiano, messo insieme e sigillato dalla Procura di Ancona che 2 giorni fa, nell'ambito dell'inchiesta su presunte corruzioni e illeciti compiuti per realizzare e autorizzare impianti a biogas nelle Marche, ha ottenuto dal Gip Carlo Cimini il sequestro preventivo di cinque strutture in provincia di Ancona. Il provvedimento, eseguito dalla Guardia di Finanza, riguarda due impianti a Osimo, uno a Castelbellino, uno ad Agugliano e uno a Camerata Picena. 
   

mercoledì 26 novembre 2014

Femminicidio, numeri agghiaccianti dell'Eures: Nel 2013 una vittima ogni due giorni








ROMA - Una vittima ogni due giorni. 179 donne uccise. E' questo il bollettino di guerra diffuso dall'Eures nei giorni scorsi e pubblicato poche ore fa dall'Ansa. Nella giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne,  i numeri sulla violenza di genere ci ricordano che c'e' ancora molta strada da percorrere:  Il 2013, infatti, è stato un anno nero rispetto al 2012 in cui sono state 157 le donne ammazzate. Un aumento del 14%. Impressionante. A rilevarlo è l'Eures nel secondo rapporto sul femminicidio in Italia, che elenca le statistiche degli omicidi volontari in cui le vittime sono donne.

Aumentano quelli in ambito familiare - scrive l'ansia -, +16,2%, passando da 105 a 122, così come pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22. Rientrano nel computo anche le donne uccise dalla criminalità, 28 lo scorso anno: in particolare si tratta di omicidi a seguito di rapina, dei quali sono vittima soprattutto donne anziane.

    Anche nel 2013, in 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi si sono consumati all'interno del contesto familiare o affettivo, in linea con il dato relativo al periodo 2000-2013 (70,5%). Con questi numeri, il 2013 ha la più elevata percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7% dei morti ammazzati (179 sui 502), "consolidando - sottolinea il dossier di Eures diffuso dall'Ansa - un processo di femminilizzazione nella vittimologia dell'omicidio particolarmente accelerato negli ultimi 25 anni, considerando che le donne rappresentavano nel 1990 appena l'11,1% delle vittime totali".

martedì 25 novembre 2014

Leggi Antimafia, Grillo:" Strizzatina d'occhio del Governo alle organizzazioni criminali""




ROMA - "Abbiamo ancora poco tempo per cancellare l'ennesimo regalo del governo Renzi alla mafia. Come? Approvando il disegno di legge che il Movimento 5 Stelle ha depositato pochi giorni fa. E abbiamo solo 24 ore, un solo giorno per cancellare il regalo del Governo Renzi alla mafia". Direttamente dal blog di Beppe Grillo.  Un comunicato al vetriolo lanciato in grande stile anche su Facebook e che svela, a dire del guru a cinque stelle, quanto sta accadendo nelle ultime ore in Parlamento."Il 1° ottobre - scrive Grillo - arriva al Senato un decreto legislativo del Governo Renzi che modifica il Codice delle leggi Antimafia (Atto del Governo n. 103). Sul testo è richiesto un parere alla 1^ Commissione Affari Costituzionali e alla 2^ Commissione Giustizia".

"Il decreto - prosegue - nasce dalla Legge 13 agosto 2010, n. 136, una delega al Governo in materia di normativa antimafia. Dopo 4 anni l'esecutivo decide di emettere ulteriori correttivi, a dimostrazione di come l'ostacolo non risieda nel Parlamento, ma nel Governo. Si tratta di una Legge delega ampissima, che all'articolo 2 conferiva al Governo il mandato per promuovere «una completa ricognizione della normativa penale, processuale e amministrativa vigente in materia di contrasto alla criminalità organizzata», senza alcun ulteriore vincolo. Praticamente una delega in bianco".

"Il provvedimento del Governo - attacca Grillo - doveva essere un classico processo di routine: l'aggiornamento al tempo attuale di alcune norme, con le dovute correzioni e modifiche. Tuttavia, consultando il testo, fin dal primo articolo ci rendiamo conto che qualcosa non quadra. La legge istitutiva del Codice delle leggi Antimafia (Decreto Legislativo 6 settembre 2011, n. 159) obbliga le aziende che hanno instaurato rapporti contrattuali con la pubblica amministrazione a produrre una documentazione ed un'informazione antimafia, così come definite dall'articolo 84 del Codice. Il comma 3 dell'articolo 85, in particolare, prevede che «L'informazione antimafia, oltre che ai soggetti di cui ai commi 1 e 2, deve riferirsi anche ai familiari conviventi». Dunque non soltanto al titolare, al direttore tecnico e ad altri soggetti aventi ruoli di responsabilità nell'azienda, ma anche ai parenti con i quali convivono".

"Fra i familiari conviventi, il legislatore non aveva distinto i maggiorenni dai minorenni. Pertanto si è reso necessario modificare il Codice in tal senso, e limitare il controllo ai soli familiari maggiorenni. Una cosa semplice semplice. Ma, come sempre, nottetempo arriva qualcuno che inserisce la fregatura. E così, il Governo Renzi aggiunge 6 parole chiave: «che risiedono nel territorio dello Stato».

"In sostanza - spiega Grillo -, se prima la documentazione antimafia doveva essere prodotta per il titolare (ed altri soggetti con responsabilità nell'azienda) e i familiari conviventi, il nuovo decreto del Governo mantiene l'obbligo per il titolare dell'azienda, ma lo limita ai familiari conviventi e maggiorenni dei soli titolari che RISIEDONO NELLO STATO ITALIANO. Le devastanti conseguenze di questa porcata sono di facile intuizione: per un mafioso sarà sufficiente intestare l'azienda al familiare prestanome e farlo risultare come residente all'estero. Il gioco è fatto: la documentazione antimafia dovrà essere prodotta dal solo titolare e non si estenderà ai familiari di cui il titolare è magari solo un familiare prestanome".

"Consapevoli di questo ennesimo regalo alla mafia, abbiamo rivolto pubblicamente le nostre osservazioni alle commissioni 1^ e 2^, riunite in seduta comune. Queste le hanno recepite votando favorevolmente, all'unanimità, un parere che evidenziava la criticità da noi rilevata e proponeva l'eliminazione, dall'articolo, della parte relativa al vincolo di residenza in Italia (Parere all'Atto del Governo n. 103). Ribadiamo: parere votato favorevolmente all'UNANIMITÀ da due commissioni riunite, in una plenaria di oltre 50 senatori appartenenti a tutte le forze politiche".

"Ebbene - osserva -, il 13 ottobre il decreto legislativo viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale (Decreto Legislativo 13 ottobre 2014 n. 153) con l'articolo IMMUTATO. Non è cambiato niente. Il parere delle commissioni riunite del Senato è stato totalmente ignorato dal Governo. Non è stato solo uno sfregio alle Istituzioni. È una porcata colossale, una strizzatina d'occhio ai mafiosi, che si sa all'estero vivono di prestanomi. Potevamo noi rimanere in silenzio? No che non potevamo. La mattina del 19 novembre abbiamo quindi depositato un disegno di legge ad hoc - un solo articolo, 6 paroline da eliminare -, rivolgendo un appello direttamente al Presidente del Senato, Pietro Grasso, affinché intervenisse in prima persona".

"Il decreto del Governo sortirà i suoi effetti soltanto a partire dal 26 novembre. Ci sono ancora i tempi tecnici per riparare il danno. Le commissioni Affari costituzionali e Giustizia in seduta congiunta condividono la proposta. Si sono GIÀ espresse, approvando il parere al decreto, poi rimasto inascoltato. Abbiamo chiesto a Grasso di affidare al più presto il nostro testo alle commissioni in sede deliberante. La Camera avrà poi tempo a sufficienza per muoversi allo stesso modo del Senato, prima dell'entrata in vigore di questo ennesimo, sporco e infame regalo alla mafia".

"Il Presidente Grasso ha risposto al nostro appello, assicurandoci che farà tutto quanto è in suo potere per portare il nostro disegno di legge all'approvazione in tempi strettissimi, riservandogli la massima urgenza. Di questo gliene diamo atto. Il popolo italiano, la sua storia, la sua dignità, ringraziano. Siamo ancora in tempo, possiamo farcela. Non si tratta soltanto di preservare la dignità istituzionale di un Parlamento succube di un Governo e di un premier mai eletti da nessuno. Certo, è pur sempre un Parlamento eletto con legge incostituzionale. Ma è l'unico organo rappresentativo del Paese, e non manca giorno in cui venga delegittimato e schiacciato da un esecutivo che non rappresenta nessuno, se non i poteri forti che lo tengono in vita".

"Ma, ancor più, è una questione di rispetto nei confronti di coloro che per combattere la mafia hanno sacrificato la propria vita, mentre lo Stato che si onoravano di rappresentare scendeva a patti con i loro boia. Adesso - conclude - è solo tempo di agire. Agire al più presto. PARTITI, QUESTA È UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ. APPROVIAMO SUBITO IL DDL DEL MOVIMENTO!"

Concussione e amianto: primato (in negativo) per le Marche




ANCONA - Concussione e amianto. Mazzette e sfregi all'ambiente.  Due logiche criminali diverse, ma che si incontrano nelle statistiche di fine anno con un bilancio finale a dir poco desolante. Se non peggio.  Nella rilevazione del 2013 di "Transparency International" l'Italia ha registrato un indice di corruzione percepita pari a 43 (rispetto al valore di massima trasparenza di 100) che riflette l'impatto che fenomeni di corruzione e di malversazioni hanno avuto sulla percezione nazionale e internazionale del fenomeno. L'Italia si colloca su posizioni analoghe a quelle di numerosi paesi dell'Asia e dell'America Latina.

Il panorama della distribuzione dei reati di concussione nelle singole regioni si presenta diversificato. La maglia nera va alle Marche che, però, non è sola.  Ad essa, i fatti, segue la Liguria, la Lombardia  e l'Emilia Romagna. Infine,  il Lazio, la Toscana, l'Abruzzo, la  Basilicata, la Campania, la Calabria, il Molise, la Puglia e la Sicilia. I reati di corruzione, invece, prevalgono nel Friuli Venezia Giulia, in Lombardia e in Liguria nel Nord del paese; in Toscana e nel Lazio nel Centro; in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise e Puglia nel Mezzogiorno.

Dall'analisi delle condanne per concussione e corruzione passate in giudicato - fonte Anac - il numero dei condannati per corruzione diminuisce notevolmente dal 2007 al 2011 (si passa da 749 a 458), mentre il numero dei condannati per concussione si triplica, passando da 134 a 344. Un dato, quest'ultimo, significativo.  E per correre ai ripari qualche giorno fa e' stato siglato  a Roma il protocollo d'intesa tra il presidente dell'Autorita' Nazionale Anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone e il presidente del Consiglio Nazionale del Notariato (Cnn) Maurizio D'Errico.

Il tema, come al solito, e' la prevenzione ed una forma di contrasto alla corruzione e all'illegalita' nella pubblica amministrazione. L'accordo, risultato di un confronto avviato nella comune consapevolezza dell'utilita' di una partnership per diffondere la cultura della legalita', ha come scopo quello di prevenire possibili rischi di infiltrazioni mafiose e fenomeni collusivi nel sistema dei contratti pubblici.

Per l'amianto, etichettato dagli esperti come fibra killer per i casi di tumori o leucemie che provoca a chi ne e' a stretto contatto, la situazione si complica. La battaglia si combatte su due fronti: da una parte il caos sulla mancanza di aiuti specifici per  chi lo rimuove ( Sicilia e Puglia a parte), con costi vertiginosamente alti per le bonifiche; dall'altra, il fenomeno dello sversamento illecito nei posti più singolari, solitamente campagne o aree abbandonate a ridosso di zone industriali. E qui  casca l'asino. Se in Italia ci sono almeno 33.600 siti d'amianto ( almeno quelli che sono stati censiti), ecco che ancora una volta le Marche conquistano il loro secondo primato. In negativo.

E' proprio nelle Marche ( in Abruzzo e comunque su tutto il versante adriatico) infatti,  che, secondo il Piano Nazionale Amianto, si trova la maggiore concentrazione della fibra killer. I dati, generalmente molto precisi, sono al netto, pero', di quelle situazioni che per ovvie ragioni non sono state censite, considerato che in alcune parti d'Italia esiste un vero e proprio black out di informazioni, come la Sicilia e la Calabria. Fatto sta che in Italia sono stati bonificati solo 800 siti su oltre 30mila.

domenica 23 novembre 2014

Foto choc: un paziente deceduto ed il suo carnefice? Indaga la Procura





"Un'infermiera che ride con il cadavere di un suo paziente. Ed è pure indagata per l'omicidio di un'anziana". Non potevamo cominciare meglio di così, questa nostra avventura editoriale: libera, senza soldi, ma con la presunzione di voler informare in maniera del tutto indipendente.

Dandovi il benvenuto, veniamo subito al punto ed alla mission del nostro lavoro (non pagato. Del resto, nemmeno i veri giornalisti lo sono. O meglio: pochi euro ad articolo e molti grattacapi, se non peggio per quelli bravi): INFORMARE. Per questo, senza perderci in troppe chiacchiere e preamboli inaugurali del tutto inutili, veniamo subito al punto e facciamo un passo indietro di qualche riga.

Dove può arrivare la follia umana? Non lo sapremo mai, perchè, come scrivevamo in apertura del post, l'articolo in questione parla di una donna - come l'uomo notoriamente appartenente al genere umano, salvo rare eccezioni - fotografata, mentre sorride con fare vittorioso, insieme ad un suo paziente. Che, secondo l'articolo del quotidiano Il Mattino, sarebbe morto da poco. Una foto con un cadavere, insomma.

"Daniela Poggiali - scrive Il Mattino - è in carcere dal 10 ottobre, accusata della morte di un'anziana. Le foto ritraggono l'infermiera 42enne in servizio all'ospedale di Lugo (Ravenna) mentre fa gesti di scherno nei confronti dell'anziana. Le immagini sono state scattate nel gennaio scorso da una giovane collega della Poggiali che, poi, gliele ha girate via Whatsapp.

Le foto sono costate ad entrambe il licenziamento, impugnato dall'avvocato della Poggiali davanti al giudice del lavoro. Secondo la difesa, infatti, l'anziana - che si trovava nella stanza del tanatogramma - non era ancora deceduta. Nella perizia si farebbe infatti riferimento ad una paziente in stato di incoscienza con occhi chiusi. La collega che ha scattato le foto, però, avrebbe detto ai pm che l'anziana al momento dell' accaduto era morta: la testimonianza si trova negli allegati dell'atto di licenziamento siglato dall'Ausl di Ravenna.

Daniela Poggiali è in carcere dal 10 ottobre, accusata della morte di un'anziana alla quale avrebbe iniettato del potassio. La Procura indaga su altre 28 morti, definite sospette, tra cui ci sarebbe anche la signora ritratta nella foto, 78enne".


Per approfondire

Link articolo de Il Mattino

http://www.ilmattino.it/PRIMOPIANO/CRONACA/infermiera-omicidio-ospedale-paziente-cadavere-foto/notizie/1027706.shtml